Il Prànàyàma è l’arte regale dello yoga. Poiché riguarda la componente sottile del respiro, può accadere di confonderlo con quest’ultimo.
Come sempre, siamo costretti dal nostro modo di ragionare “dualistico” a fare una distinzione dove in ultima analisi non ne esisterebbe alcuna, cioè fra la componente sottile e la componente densa del nostro essere.
La pratica dello yoga, come per qualunque arte e disciplina, è passata attraverso trasmissioni, che implicano tantissime comprensioni, tantissime interpretazioni.
Nel libro, Stefania Redini indica le fonti delle pratiche e che cosa per lei hanno significato.
L’esperienza iniziata - e mai interrotta dal ‘78 ad oggi - l’ha condotta a tanti incontri, alcuni fondamentali, tanto da inevitabilmente seguirli, approfondirli, per poi accorgersi che avevano preparato il terreno per quel che sarebbe successivamente venuto. Non c’era stacco o cambiamento di fondo, solo sguardi diversi per la stessa visione.
Volendo indicare un percorso dalla respirazione, attraverso il respiro, al prànàyàma, saranno indicate dunque le pratiche inerenti che mirano più all’uno o all’altro di questi tre aspetti. Divisi per necessità di esposizione e mai per loro natura.
Il percorso non è lineare, è circolare. È una spirale: ogni cerchio di esplorazione riparte in un altro cerchio - cosa è cambiato? Apparentemente nulla. In realtà, se il percorso non è stato solo semplicemente pensato, la visione cambia.
Di cerchio in cerchio, la spirale della via e della vita.
Autore | Stefania Redini |
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